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Attori che hanno lanciato la carriera con 007

Il trampolino di lancio chiamato James Bond

Da oltre sessant’anni, James Bond non è soltanto un’icona della cultura pop, ma anche un vero e proprio laboratorio cinematografico in cui si sono forgiate o rilanciate le carriere di numerosi attori. Il franchise creato da Ian Fleming ha saputo adattarsi ai tempi, rinnovandosi a ogni decade e offrendo una visibilità planetaria ai suoi interpreti. Se le luci della ribalta sono spesso puntate sul volto del protagonista – da Sean Connery a Daniel Craig – molti attori e attrici hanno avuto nella saga la loro grande occasione. Alcuni sono diventati star internazionali grazie a una sola apparizione. Altri hanno trasformato una parte secondaria in un passaggio decisivo per la propria affermazione nel cinema globale.

Sean Connery: dal quasi sconosciuto al simbolo del carisma virile

Prima di indossare lo smoking di James Bond in Dr. No (1962), Sean Connery era un attore emergente con esperienze teatrali e piccoli ruoli in film britannici e serie televisive. Il suo casting come 007 fu contestato da molti, inclusa la vedova di Ian Fleming, che lo considerava troppo “bruto” per il ruolo. Ma il pubblico la pensava diversamente. Connery trasformò Bond in una figura magnetica, affascinante e pericolosa allo stesso tempo, segnando un nuovo standard per gli eroi d’azione. Il successo immediato di Dr. No e dei successivi titoli – da From Russia with Love a Goldfinger – fece di Connery una star globale. Dopo Bond, l’attore scozzese conquistò ruoli in film come The Untouchables, che gli valse l’Oscar, e Indiana Jones and the Last Crusade, consolidando una carriera che sarebbe durata oltre quattro decenni.

Famke Janssen: una villain memorabile che aprì le porte di Hollywood

Per chi ha vissuto gli anni ’90, il nome di Famke Janssen è spesso legato all’inquietante figura di Xenia Onatopp, spietata assassina al servizio di un’organizzazione criminale in GoldenEye (1995). Fino a quel momento, Janssen aveva ottenuto solo ruoli minori tra cinema e televisione, ma la sua interpretazione carismatica e fisicamente intensa della Bond girl-villain la rese immediatamente riconoscibile. Il successo del film – il primo con Pierce Brosnan – coincise con l’espansione della sua carriera negli Stati Uniti. Negli anni successivi, Janssen entrò nel cast di saghe importanti come X-Men, interpretando Jean Grey/Phoenix, e si costruì un profilo internazionale, lavorando anche in produzioni indipendenti e televisive.

Ben Whishaw: dalla scena teatrale a volto della tecnologia di MI6

Quando Skyfall (2012) rilanciò il personaggio di Q – il geniale tecnico dei gadget di Bond – il ruolo fu affidato a Ben Whishaw, all’epoca noto per la sua attività teatrale e per qualche ruolo nel cinema d’autore. L’ingresso in un franchise così importante rappresentò per Whishaw una transizione decisiva verso il grande pubblico. Il suo Q, giovane, ironico e perfettamente inserito nel contesto digitale del XXI secolo, divenne un personaggio centrale della nuova trilogia con Daniel Craig. Da lì in poi, Whishaw ha moltiplicato le sue apparizioni in film mainstream come Paddington e Mary Poppins Returns, alternando sempre produzioni d’autore e teatro. Bond gli ha dato non solo visibilità, ma anche uno status stabile a Hollywood.

Eva Green: l’anima tragica di “Casino Royale” e il volto del nuovo cinema europeo

Prima del suo ruolo in Casino Royale (2006), Eva Green era apparsa nel controverso The Dreamers di Bernardo Bertolucci e in qualche produzione francese. Ma fu la parte di Vesper Lynd – la donna che segna profondamente il destino di Bond – a renderla una delle attrici più promettenti della sua generazione. La sua interpretazione intensa, complessa, malinconica, ruppe lo stereotipo della Bond girl e mostrò come il franchise stesse cambiando direzione verso personaggi più tridimensionali. Dopo Bond, Eva Green divenne una presenza fissa nel cinema europeo e statunitense, lavorando con registi come Ridley Scott (Kingdom of Heaven) e Tim Burton (Dark Shadows, Miss Peregrine’s Home for Peculiar Children), oltre a imporsi in serie TV come Penny Dreadful.

Mads Mikkelsen: Le Chiffre e l’ascesa internazionale

Casino Royale non solo lanciò Daniel Craig e rinnovò Bond, ma servì anche da trampolino per Mads Mikkelsen, che interpretava Le Chiffre, un villain sofisticato e psicologicamente disturbato. Fino a quel momento, Mikkelsen era un attore apprezzato nel circuito nordico – noto per film come Pusher di Nicolas Winding Refn – ma ancora poco noto al grande pubblico. L’interpretazione in Casino Royale fu un passaggio cruciale: da quel momento, Mikkelsen ha collezionato ruoli in grandi produzioni internazionali, come Doctor Strange, Rogue One e Indiana Jones and the Dial of Destiny. Allo stesso tempo, non ha mai abbandonato il cinema d’autore, come dimostrano The Hunt o Another Round, vincitore dell’Oscar come miglior film internazionale. Il suo volto è oggi tra i più riconoscibili e rispettati del cinema europeo contemporaneo.

Daniela Bianchi e le attrici italiane che brillarono con Bond

Anche il cinema italiano ha trovato una sua finestra di visibilità internazionale grazie alla saga di 007. Un esempio emblematico è quello di Daniela Bianchi, Miss Universo Italia 1960, scelta per interpretare Tatiana Romanova in From Russia with Love (1963), secondo capitolo della saga. Il film le offrì una popolarità immediata, soprattutto in Europa, anche se la sua carriera cinematografica fu breve: si ritirò dopo meno di dieci film, alcuni dei quali prodotti in Italia. Nonostante ciò, la sua partecipazione a Bond le garantì un posto nella storia del cinema. Altre attrici italiane – come Luciana Paluzzi (Thunderball, 1965) e Maria Grazia Cucinotta (Il mondo non basta, 1999) – hanno avuto ruoli di rilievo nella saga, dimostrando come il franchise abbia spesso rappresentato un’opportunità di visibilità internazionale, anche per interpreti non anglofoni.

Jane Seymour: la Bond girl che divenne star televisiva

Nel 1973, Live and Let Die segnò il debutto di Roger Moore nei panni di James Bond e quello internazionale di Jane Seymour, che interpretava la misteriosa e affascinante cartomante Solitaire. Fino a quel momento, Seymour era apparsa in piccoli ruoli televisivi britannici, ma la sua partecipazione al film la rese immediatamente celebre. Nonostante una carriera cinematografica altalenante, Seymour divenne una star televisiva grazie a La signora del West (Dr. Quinn, Medicine Woman), che le valse un Golden Globe e una nomination agli Emmy. Il ruolo in 007 le rimase però cucito addosso, tanto da essere spesso citato in articoli dedicati agli attori più iconici del franchise, come evidenziato in questo approfondimento dedicato alle star legate alla saga.

Javier Bardem: un villain sofisticato che consolidò il suo status

Nel 2012, Skyfall presentava uno dei cattivi più memorabili della saga recente: Raoul Silva, interpretato da Javier Bardem. A differenza di altri nomi in questa lista, Bardem era già un attore affermato – aveva vinto l’Oscar per Non è un paese per vecchi – ma la sua partecipazione a Bond consolidò definitivamente la sua presenza nel cinema mainstream, rafforzando il suo profilo di attore versatile. La sua interpretazione di un ex agente del MI6, animato da un desiderio di vendetta e segnato da un passato traumatico, aggiunse una dimensione tragica e profondamente umana al villain, rompendo con i cliché del cattivo megalomane. Bardem riuscì a portare un livello di intensità drammatica che contribuì a rendere Skyfall uno dei capitoli più acclamati della saga.

Rosamund Pike: da Bond girl glaciale a star drammatica

Nel 2002, Rosamund Pike era appena uscita dall’università e aveva pochissima esperienza nel cinema. La sua partecipazione a Die Another Day, accanto a Pierce Brosnan e Halle Berry, la catapultò immediatamente sotto i riflettori. Il suo personaggio – Miranda Frost – era una spia gelida e ambigua, che ben si adattava alla sua recitazione misurata. Sebbene il film fu accolto in modo contrastante, la carriera di Pike continuò a crescere: partecipò a produzioni britanniche e hollywoodiane fino alla svolta definitiva con Gone Girl (2014), per cui ricevette una nomination all’Oscar. Da allora, è diventata una delle attrici britanniche più apprezzate, dimostrando come anche un ruolo inizialmente secondario in un Bond possa fungere da vetrina internazionale.

Lea Seydoux: l’eccezione che conferma la regola

Il percorso di Léa Seydoux all’interno del franchise 007 è stato atipico. Dopo aver conquistato critica e pubblico con La vita di Adele (Palma d’Oro a Cannes), l’attrice francese è entrata nell’universo Bond con Spectre (2015), interpretando Madeleine Swann. La sua presenza fu poi riconfermata in No Time to Die (2021), segnando uno dei pochi casi in cui una Bond girl viene riproposta in più capitoli. Il legame con Bond non ha limitato la sua carriera: Seydoux ha continuato a lavorare nel cinema d’autore (Cronenberg, Wes Anderson) e in produzioni di alto profilo internazionale, affermandosi come uno dei volti più sofisticati del cinema europeo contemporaneo.

Fonti dati

  • British Film Institute (BFI)
  • IMDb – Internet Movie Database
  • The Numbers – Box Office Data and Statistics